Papà Antonino

Mio papà Antonino è nato a Scicli (RG) nel 1908. In giovane età è stato un marinaio (Marò), ma questo l’ho appreso solo dai suoi racconti che per noi bambini erano romanzi d’avventura. Era imbarcato sulla nave Quarnaro.

Papà Antonino all’età di 20 anni (foto di famiglia)

Papà a bordo della Nave Quarnaro, 1928 (foto B. Fiorilla)

Papà Antonino a bordo della Nave Quarnaro: è il primo sdraiato a destra (foto di famiglia)

I miei ricordi lo vedono con la divisa da ferroviere, che usciva dal casello a piedi o in bicicletta a seconda della tratta da raggiungere, per recarsi al lavoro.

Foto di famiglia. Da sinistra: Antonietta, papà Antonino, mamma Giuseppina, Maria; davanti a papà io, Giuseppe e Giovanni. Manca il fratello maggiore Francesco (foto di famiglia)

Il primo ruolo di papà in ferrovia è stato quello di operaio d’armamento.

Squadra di operai nei pressi della stazione di Pozzallo (RG), composta da 3 operai (papà è il terzo da sinistra) e dal caposquadra (foto di famiglia, primi anni 50)

Segnale ferroviario che indica la presenza di una “squadra” al lavoro (foto A. Brasca, anno 2003)

La qualifica successiva di papà è stata quella di guardiano dei passaggi a livello, “Assuntore-ruotante”. Prestava servizio in varie località tra cui Cava d’Aliga, Pozzallo, Sampieri, Modica e Ispica. I turni erano massacranti, mancava da casa in media oltre 12 ore.

Copertina del giornale “Candido” anni 50 (foto G. Magenta)

Io che ero il più piccolo dei sei figli, avevo meno la cognizione del tempo e correvo spesso verso la finestra o sul terrazzino che era in posizione più alta, per essere il primo a vederlo arrivare. Quando tornava a casa era visibilmente stanco, ma sempre molto affettuoso e sereno e anche se la mamma raccontava le varie marachelle di noi figli, lui trovava sempre una saggia soluzione per riportare l’armonia. 
Per rendere meno pesante la lunga permanenza fuori casa, la mamma preparava un piccolo contenitore (porta-mangiare) con un cibo pratico e veloce e lui non dimenticava mai una radiolina a transistor rossa. Piuttosto riservato e taciturno, coltivava la grande passione per la lettura, soprattutto della rivista “Storia Illustrata” e “Voci della rotaia”.

A sinistra, copertina della rivista “Storia Illustrata”; a destra l’accendino Poppel (anni 60) con la chiavetta per regolare la fiamma a gas e un libretto di giuochi di società, con la sua firma (foto B. Fiorilla)

Tabacchiera (foto B. Fiorilla)

Spesso veniva coinvolto per aiutare noi figli quando, con la luce fioca del lume a petrolio, eseguivamo i compiti scolastici. Quando papà aveva un turno di giorno, nei periodi di vacanza dalla scuola, qualche volta passavo con lui la giornata lavorativa. Così ho avuto modo di osservare da vicino in cosa consisteva il suo lavoro. Nella sua postazione erano presenti vari attrezzi, tra cui le bandiere per le segnalazioni e la lanterna con la luce bianca e rossa. Per passare il tempo leggevo i manuali regolamentari e la locandina a colori “Tabella dei Segnali” affissa al muro, che riassumeva i regolamenti della ferrovia di quei tempi, le varie tipologie di locomotive a vapore e i segnali per i treni.

Avevo 14 anni quando papà è uscito per andare al lavoro, puntuale come sempre, ma purtroppo non fece più ritorno a casa: un incidente mortale sul luogo di lavoro lo ha strappato alla nostra famiglia. Ricordo ancora le mie attese invano nell’angolo del terrazzo, come facevo da bambino. Forse proprio in quelle occasioni ho fatto la mia muta promessa: “Sarò un Ferroviere e lavorerò con la tua stessa passione!“.

Locandina della tabella dei segnali, edizione 1947

Aver dedicato questo sito a papà Antonino, mi ha permesso di entrare in contatto con l’Associazione Culturale Gaeta in bianco e nero, nel 2013. Sono stato contattato dagli organizzatori della mostra “Il coraggio della libertà Gaeta 1943 – 1944” che, dopo aver visionato la pagina dedicata a papà, mi hanno chiesto di fornirgli alcune immagini della nave Quarnaro, quella sulla quale era imbarcato da Marò.

Pannello fotografico organizzato per la mostra, con la mia dedica scritta in rosso (foto B. Fiorilla)