Il 1944 è un anno terribile per la classe lavoratrice. Va sempre più accentuandosi la crisi dei generi di prima necessità e gli aumenti salariali ottenuti con le agitazioni dell’anno precedente, sono stati annullati dall’aumento dei prezzi. Gli scioperi che scoppiano nelle fabbriche del nord nella prima settimana di marzo superano per intensità tutti i precedenti. Fascisti e nazisti tentano con ogni mezzo di far riprendere il lavoro. Sette giorni di paralisi per la produzione bellica ed industriale e la vendetta non si fa attendere: migliaia di operai vengono arrestati e caricati sui treni diretti ai campi di concentramento. Bisogna fare qualcosa per sabotare il trasporto della produzione e per ostacolare le deportazioni, colpendo i punti strategici. Uno di questi è Milano Greco, periferia Nord di Milano, vicino agli stabilimenti della Pirelli. Qui si trovano le officine per la riparazione delle Locomotive, strettamente sorvegliate da reparti della Feldgendarmerie, del Genio della Wehrmacht e delle Vi passa la linea interazionale del Gottardo, vi è collegata la cintura milanese e vi arrivano le locomotive rese inefficienti dai sabotaggi. Da questi binari sono transitati centinaia di carri bestiame. I nazisti conoscono l’importanza di queste Officine e hanno provveduto a mimetizzarle contro eventuali attacchi aerei, dipingendone i capannoni di verde e di giallo.
Ma chi colpirà agirà dall’interno: quattro ferrovieri, che conoscono ogni angolo delle Officine, vengono reclutati per un’azione di sabotaggio dalla 3^ brigata GAP “Rubini”.
La notte del 25 giugno i quattro uomini si portano a ridosso delle Officine. Hanno con sé quasi un quintale di esplosivo, suddiviso in pacchi, che verranno collocati nei forni di combustione delle locomotive a vapore e nel “traghetto”, il ponte mobile che corre lungo una fossa collegando tra loro i capannoni. Sono ancora in fuga quando avvengono le esplosioni a distanza ravvicinata. Dopo giorni di interrogatori, quaranta ferrovieri di Milano Greco vengono arrestati, ma nessuno parla. Neanche Antonio Colombo, Carlo Mariani e Siro Mazzetti: sono antifascisti, gli hanno trovato addosso dei volantini. In carcere non verranno torturati non essendo sospettati di essere gli autori del sabotaggio. La mattina del 15 luglio un furgone li conduce a Greco, ma una raffica li falcia davanti agli altri operai, radunati con la forza ad assistere alla rappresaglia. Così muoiono i tre martiri di Milano Greco. Il mio impianto di appartenenza in qualità di Macchinista Ferroviere è stato proprio il Deposito Locomotive di Milano Greco, per circa 40 anni di carriera. Quasi ogni giorno, recandomi al lavoro, passavo davanti alla targa affissa sulla facciata e tutti gli anni, il 25 aprile, partecipavo alla commemorazione dei tre Martiri, come continuo a fare. Anche oggi, che sono in pensione, non dimentico e credo che la memoria sia un dovere di tutti noi.
Commemorazione martiri di Greco (foto W. Bonmartini)
Commemorazione martiri di Greco (foto W. Bonmartini)
Targa commemorativa (foto G. Costanza)
Targa commemorativa (foto G. Costanza)
Nel 2014 è stato redatto dal Circolo Cooperativo Ferrovieri Martiri di Greco un opuscolo dal titolo “70 anni dopo”, per l’anniversario della liberazione dei Martiri di Greco. L’immagine presente sulla copertina e nel retro è di F. Armiraglio.
Retro copertina opuscolo (foto B. Fiorilla).
DVD abbinato all’opuscolo (foto B. Fiorilla)